L’intelligenza artificiale generativa può essere molto utile per migliorare la comunicazione dell’avvocato e dello studio legale
Un nuovo interessantissimo convitato è comparso sulla scena della comunicazione legale, l’intelligenza artificiale e in particolare i modelli di linguaggio GPT-3 e GPT-4 (Generative Pre-training Transformer), software in grado di generare testi di alta qualità su una gamma ampia e articolata di argomenti.
Questi Chat-bot utilizzano l’intelligenza artificiale per le ricerche su internet e scelgono i siti da cui attingere informazioni e contenuti sulla base di algoritmi di classificazione e di ranking sempre più sofisticati. Inoltre, apprendono e migliorano le proprie capacità imparando dal lavoro svolto in precedenza che memorizzano e classificano.
Google, ad esempio, utilizza il suo algoritmo di PageRank per classificare i siti web in base alla loro autorità e rilevanza. Altri motori di ricerca utilizzano tecniche simili come l’analisi semantica e l’elaborazione del linguaggio naturale per comprendere il significato della stringa di ricerca (query), e dei contenuti del sito.
Questi strumenti utilizzano tecniche di apprendimento automatico per migliorare la loro capacità di comprendere il linguaggio umano e fornire risultati precisi e articolati, a loro volta, in un linguaggio naturale.
Il Chat-bot (o bot conversazionale), aiuta nella ricerca su internet, nella predisposizione dello schema di testo, facilita il reperimento di informazioni e la stesura degli elaborati.
È una specie di assistente virtuale che interagisce con chi lo usa come se avesse una normale conversazione, risponde in tempi rapidissimi alle domande e compie azioni su richiesta.
I Chat-bot sono progettati per utilizzare diverse tecniche di intelligenza artificiale che migliorano la loro capacità di interazione e di risposta come:
la comprensione del linguaggio naturale;
la generazione di linguaggio naturale;
l’apprendimento automatico;
la memorizzazione delle ricerche e chat passate.
Grazie a questi software molto sofisticati di intelligenza artificiale, la comunicazione dell’avvocato può migliorare in qualità e certamente può aumentare l’efficienza e la produttività di chi deve scrivere testi originali.
Interrogare un Chat-bot per impostare un articolo è un a operazione velocissima e lo strumento può gestire un gran numero di richieste simultaneamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza la necessità di interazione umana diretta e soprattutto senza stancarsi mai.
SEO, PROMPT e QUERY, le nuove parole magiche
Dall’altro lato, l’intelligenza artificiale, con la sua abilità di comprensione dei testi, ha cambiato le regole del gioco anche in termini di fascino SEO dei siti.
I motori di ricerca hanno cercato di tenere il passo della ricerca semantica, come ad esempio fa Google BERT, l’algoritmo introdotto da Google nel 2019 che interpreta le parole chiave contestualizzandole in base a tutto ciò che le precede e le segue su un sito.
Google ha introdotto questo algoritmo per impedire a chi gestisce i siti di ottimizzare i contenuti per i bot invece che per gli utenti.
L’obiettivo dichiarato è che internet deve essere utile
alle persone reali e non ai software.
Grazie alla sofisticazione della ricerca, i contenuti non vanno ottimizzati solo in base alle parole chiave (keyword), ma anche all’intento di ricerca.
Il segreto di un sito dello studio legale ben ottimizzato, è che viene curato pensando a cosa i clienti attuali e potenziali e, in generale l’audience dello studio vuole trovare sul web.
Il sito/blog verrà alimentato con contenuti chiari e autorevoli, scritti in italiano corretto e concepiti per essere letti da un umano e non da un bot.
Paradossalmente l’intelligenza artificiale riuscirà a rendere più human friendly i contenuti dei siti internet.
L’avvocato ha paura dell’intelligenza artificiale?
L’Intelligenza è tale, che sia artificiale o meno poco importa, quel che conta è sempre che sia indirizzata correttamente.
Sul rischio che prendendo piede questi software siano in grado di generare pericoli per l’uomo, ha messo in guardia anche uno degli studiosi che ha dato vita alla stessa AI, Geoffrey Hinton, considerato a tutti gli effetti un pioniere.
Con una intervista al New York Times ha giustificato la sua uscita da Google proprio con i timori sulla crescita incontrollata del potere delle intelligenze artificiali nel mondo del futuro.
Le paure riguardano in particolare l’uso che persone e organizzazioni malintenzionate possono farne, ma anche la possibilità che la capacità di apprendimento delle macchine sfugga, a un certo punto, al controllo umano.
È difficile dire se questi rischi siano reali, ma è oggettivo che ogni novità tecnologica ha sollevato questo genere di dubbi e, soprattutto che convenga imparare a gestirla piuttosto che demonizzarla, visto che non si può tornare indietro.
Oggi come oggi, senza l’apporto del sapere e l’esercizio critico dell’avvocato, nessun testo pubblicato sul sito dello studio legale sarebbe interessante per il suo pubblico e l’effetto reputazionale della comunicazione svanirebbe molto presto.
Un uso etico e intelligente degli strumenti (e quindi anche dell’AI), è il più valido apporto, di grande utilità anche per migliorare la comunicazione dello studio legale.
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