Il sito dello studio legale, al centro della sua comunicazione: Intervista di Paola Parigi per SC Magazine online
Commettono un grave errore gli avvocati che sottovalutano l’importanza del sito dello studio legale. In questa intervista a SC Magazine, Paola Parigichiarisce quale sia l’importanza di generare contenuti di valore sul proprio strumento, a un tempo «casa editrice», «vetrina» e «archivio» dello studio e vero volano per la sua «web reputation».
La nostra intervista con Paola Parigi, inizia parlando di siti internet: superati oppure no?
«Con una battuta risponderei che solo certi siti internet sono superati. La comunicazione in questi anni, con una accelerazione incredibile negli ultimi mesi anche a causa della pandemia, si è spostata essenzialmente online, su questo siamo tutti d’accordo. Più che mai per comunicare bisogna tener presenti le regole della rete che, per ora, sono quelle di Google».
Quindi consiglierebbe, ad uno studio legale, di investire nel “vecchio” sito internet, anche nell’epoca dei social media?
«Partiamo da un concetto semplice: la comunicazione di uno studio legale consiste nella produzione e diffusione di contenuti interessanti per il suo pubblico. Il pubblico è l’insieme dei clienti attuali e potenziali dello studio. La qualità di quel che si comunica è importante quanto la capacità di renderlo fruibile al pubblico identificato. Perché la comunicazione sia efficace è necessario che Google la intercetti, la indicizzi e la riproponga a chiunque stia cercando quei contenuti, indipendentemente dal fatto che conosca o meno l’autore. I contenuti pubblicati sui social, ma anche quelli stampati su carta, non sono indicizzati da Google, sono quindi deperibili, per non dire evanescenti. Vengono mostrati nell’ambito chiuso -per quanto affollato- delle cerchie e delle audience all’interno dell’ambiente del network e si consumano in fretta. Il sito invece è lo strumento principe della comunicazione: “testata”, “casa editrice” , “vetrina”, “biblioteca” e “archivio” dei contenuti di comunicazione prodotti dallo studio».
Il sito internet quindi è strategico, giusto?
«Esattamente, non se ne può fare a meno. Quello che incide notevolmente è la qualità del sito, la sua idoneità a propagare i contenuti nella rete. Un sito utile in questo senso ha la struttura del blog, e la differenza la farà la qualità e varietà dei media utilizzati per comunicare. Non solo parole scritte, ma anche audio e video cui faranno da volano altre piattaforme, portando traffico al sito e aiutandolo a salire nella classifica di Google».
La web reputation è un aspetto fondamentale e Google in questo rappresenta una “Bibbia”. Come consiglierebbe di intervenire per lavorare sulla reputazione web di uno studio o di un singolo professionista?
«La reputazione on-line è sostanzialmente quello che Google aggrega intorno al nome dell’avvocato o dello studio. Che lo vogliano o no, che se ne curino o meno, sia l’avvocato che lo studio hanno già una web reputation. La cosa importante è decidere di presidiarla, di verificare che corrisponda all’immagine dello studio e al suo posizionamento, cioé alla posizione “relativa” che lo studio occupa nel panorama dei suoi concorrenti».
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